L’insegnamento della Filosofia è un’arte ma ben venga un tentativo di pubblicizzarne la didattica! Dico Filosofia e non Storia della Filosofia: insegnare Filosofia contempla la capacità dell’insegnante di raccontare ai suoi alunni quali siano le connessioni tra il presente e quel sapere che professa, dimostrando al tempo stesso che la Filosofia non è “la materia senza la quale si rimane tale e quale”…
L’insegnamento della Filosofia è un’arte perché investe la vita e l’esperienza del docente, inevitabilmente chiamato a non trincerarsi e ad assorbire tutti gli aspetti della sua contemporaneità. Nel frattempo, il Docente di Filosofia deve continuare il proprio cammino culturale nella consapevolezza che il suo intervento didattico possiede infinite connessioni interdisciplinari. E’ il destino del filosofo costretto, da un verso, all’onniscienza, dall’altro a rendere tangibile agli altri il proprio sapere conducendo un determinato stile di vita: il filosofo non fa, o meglio, fa ciò che è. Ed è ciò che sa.
Questo il suo punto di forza.
Questa la sua debolezza.
Sarebbe ridicolo non fare i conti con la considerazione sociale che viene attribuita al docente di Filosofia, tante volte riverito ma spesso additato per il suo politicismo o per la sua inconsistenza.
La Filosofia è un’arte, si diceva. Un’arte che non crea, almeno non immediatamente. Un sapere che ha labili confini, dove potenzialmente tutto è confutato o confutabile, almeno spiritualmente inaccettabile. E proprio dietro questo alibi si trincera una grande fetta di filosofi inerti, i Filosofi del Manuale. Nessun interesse di vita per loro, nessun hobby, nessuna consapevolezza dell’importanza del proprio ruolo per le giovani generazioni sempre più confuse dalla cultura massmediologica dominante.
Questo tipo-filosofico fa meno danno agli studenti di quanto ne faccia il Filosofo-Alerologo, personificazione del nettare degli dei, autentica e classica manna dal cielo. Per i suoi alunni, s’intende. Forte del suo mistico sapere elargisce il suo bene aprioristicamente inincrinabile, dimentico di doversi confrontare con giovani menti e non con adepti.
Entrambi, trincerati dietro la propria etichetta, sono ben certi che difficilmente il proprio bluff verrà scoperto; e poi, ogni stranezza è lecita, ad un filosofo.
Un plauso quindi al tentativo di ogni studente di mettere il docente di Filosofia in contatto con gli accadimenti e le esigenze concrete, criticandolo aspramente, mostrando limiti ed inconsistenza del suo dire ed del dire degli Autori laddove idiosincrasici con la Vita.
Dico a Voi studenti: non fidatevi di ciò che il Docente di Filosofia dice perché è questo che avvalora il senso dell’insegnamento della Filosofia come arte.
Arte di insegnare ai giovani come costruirsi capacità critica, allontanandosi dalle pastoie del senso comune.
Arte di insegnare ai giovani il coraggio delle proprie opinioni.
Arte di insegnare ai giovani la modestia intellettuale, ovverosia che dietro ogni parola deve esserci consapevolezza costruita con lo studio e l’impegno, la fatica di esistere,il che non esclude che si possa ugualmente sbagliare.
Arte di insegnare l’arte di vivere, come affrontare i moti umorali che inevitabilmente ci vedono protagonisti.
Se il Docente di Filosofia sbaglia non scusatelo: scegliendo il suo mestiere l’ha fatto apposta.
Nicola Tenerelli